Integratori alimentari: seconda edizione della review con nuove evidenze scientifiche anche sui probiotici

Integratori Italia di Unione Italiana Food, l’associazione che rappresenta in Italia il settore degli integratori alimentari e dei prodotti salutistici, ha presentato la nuova review sul comparto, con la collaborazione di alcuni tra i maggiori esperti italiani su nutrizione e salute. Si è parlato anche di probiotici e microbiota. Ecco cosa emerge dal documento.

Si è parlato di integratori alimentari, probiotici inclusi, durante la presentazione della seconda edizione della review sul comparto che si è tenuta il 12 novembre a Milano.

Gli integratori alimentari, nel loro insieme, sono diventati negli ultimi anni un elemento importante delle strategie individuali per il mantenimento del proprio benessere. A tre anni di distanza dalla precedente edizione, Integratori Italia di Unione Italiana Food, l’associazione di categoria aderente a Confindustria che rappresenta in Italia il settore degli integratori alimentari e dei prodotti salutistici, ha presentato oggi la nuova Review scientifica sull’integrazione alimentare: evidenze dalla ricerca scientifica e nuove frontiere di sviluppo, che ha riunito alcuni tra i maggiori esperti italiani sul tema della nutrizione e della salute.

In questi tre anni sono stati numerosi e significativi gli studi della ricerca sperimentale e clinica sulle diverse sostanze presenti negli alimenti e negli integratori, sia per specifiche esigenze, sia per tutti i periodi della vita: infanzia, età adulta della donna e dell’uomo.

Dal documento emerge con forza l’importanza della connessione tra le caratteristiche individuali delle persone e l’alimentazione e vengono presentate le nuove frontiere di ricerca sull’utilizzo dei probiotici, che vedono l’Italia impegnata in prima linea con oltre 800 articoli pubblicati da autori italiani.

A questi si sono aggiunti capitoli di grande attualità quali l’integrazione alimentare in età pediatrica, con un focus particolare sul tema dei giovani che praticano attività sportiva e le loro specifiche esigenze nutrizionali e la rivoluzione del microbioma, il cui buon funzionamento, anche grazie all’assunzione di probiotici, è alla base del mantenimento del benessere.

«Integratori Italia si impegna da anni in prima linea per una corretta e rigorosa comunicazione sul fronte degli integratori alimentari, ormai inseriti, insieme alla corretta alimentazione e agli stili di vita salutari, in una strategia a 360 gradi volta alla ricerca del benessere, dall’infanzia alla terza età» dichiara Alessandro Golinelli, Presidente di Integratori Italia. «La nostra missione è, infatti, contribuire alla crescita della conoscenza, del corretto utilizzo e della qualità dell’integratori alimentare, per favorire scelte sempre più consapevoli del consumatore e per lo sviluppo di questo settore in Italia».

Probiotici, integratori in cerca di un’identità

Quello dei probiotici è un settore con due anime: da un lato c’è un’intensa attività di ricerca clinico e scientifica, dall’altro il quadro normativo è variegato a seconda dei Paesi UE.

Lorenzo Morelli, Direttore DiSTAS della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali di Piacenza, precisa: «Nel 2016 è stata pubblicata una nuova versione delle Linee guida relative alla presentazione dei dossier per l’approvazione di health claim sui probiotici concernenti il sistema immunitario, il tratto gastrointestinale e le difese contro i microrganismi patogeni. Inoltre, negli ultimi 5 anni, sono stati pubblicati più di 800 articoli da autori italiani concernenti l’uso di probiotici, e di questi un centinaio sono studi clinici, confermando una posizione di primo piano per la ricerca italiana. Nuovi ceppi sono allo studio, appartenenti sia a specie già in uso, sia a specie meno note, aprendo quindi nuove prospettive di sviluppo e nuovi settori d’applicazione, come la salute microbiologica del cavo orale, la salute dell’apparato uro-genitale dell’uomo e della donna o l’eradicazione dell’Helicobacter pylori. In alcuni casi si tratta di un vero e proprio supporto all’efficacia della terapia, in molti altri di un effetto antidolorifico, mediato dall’interazione dei batteri con specifici recettori intestinali».

La “microbiome revolution” è appena iniziata

Tecnologie innovative in grado di analizzare i batteri con precisione altissima, nuovi studi clinici su specifici ceppi probiotici, nuove scoperte sul genoma batterico (microbioma): sono questi i tre elementi della tempesta perfetta in cui stiamo vivendo e che secondo gli esperti è una vera e propria microbiome revolution.

«Il microbiota intestinale, di fatto, contiene la parte variabile del nostro genoma, che rende possibile quindi l’adattamento alle perturbazioni esterne» afferma Antonio Gasbarrini, Ordinario di Gastroenterologia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma. «Un’importante caratteristica del microbioma, è la grande diversità tra gli individui, caratteristica che lo distingue nettamente dal nostro patrimonio genetico tradizionalmente inteso. Il genoma umano possiede un’identità del 99,9% tra diversi individui, mentre il microbioma intestinale ha una diversità tra individui che arriva all’80-90%. Per questa caratteristica, il microbioma potrà essere molto più utile nell’ambito di una medicina personalizzata».

La disbiosi, cioè l’alterazione dello stato fisiologico del microbiota, seppur difficile ancora da definire sul piano clinico, comporta in generale un’alterazione di tutta la barriera, configurando un intestino iper-permeabile, che lascia “filtrare” più di quanto dovrebbe, esponendo le cellule del sistema immunitario a un maggior contatto con frammenti microbici o derivanti dal cibo che possono così essere la base di molti stati patologici.

L’utilizzo di probiotici per modulare il microbiota è un fronte estremamente interessante. «Inoltre, i probiotici sembrerebbero migliorare le risposte del sistema immunitario, la consistenza delle feci, i movimenti intestinali e la concentrazione di lattobacilli vaginali. Anche se oggi il mondo scientifico ha ancora molto da dirci sui probiotici disponibili sul mercato, la ricerca ha già ampliato gli orizzonti e il futuro si apre a nuovi scenari. Grazie alle tecniche di bioingegneria sarà possibile modificare ceppi probiotici attuali in modo da renderli veicoli di molecole utili a svolgere uno specifico obiettivo» conclude Gasbarrini.

Integratori alimentari, uso corretto dall’età pediatrica alla terza età in una review scientifica

Nuova Review scientifica su integratori alimentari per specifiche esigenze e per tutti i periodi della vita: infanzia, età adulta della donna e dell’uomo

«Gli apporti non adeguati di nutrienti, hanno un peso sulla salute anche maggiore di ciò che si assume in eccesso o degli scorretti stili di vita. Da qui il ruolo positivo degli integratori» ha spiegato Franca Marangoni, responsabile della ricerca di Nutrition Foundation of Italy, presentando la nuova edizione della “Review scientifica sull’integrazione alimentare: evidenze dalla ricerca scientifica e nuove frontiere di sviluppo“.
Una pubblicazione che ha riunito alcuni tra i maggiori esperti italiani sul tema della nutrizione e della salute, realizzata da Integratori Italia di Unione Italiana Food, in collaborazione con Edra.

«Secondo i dati di NewLine, il mercato degli integratori è vivace e dinamico, come dimostrano recenti dati che testimoniano un aumento globale delle vendite superiore al 4%rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un valore complessivo sopra i 3,2 miliardi di euro – ha spiegato Alessandro Golinelli, presidente di Integratori Italia -.Dati che evidenziano, da un lato, un’esigenza sempre più sentita di uno stile di vita improntato alla salute e al benessere, dall’altro un’offerta innovativa e di qualità che incontra il favore del consumatore».
In questi tre anni dalla prima edizione, sono stati numerosi e significativi gli studi della ricerca sperimentale e clinica sulle diverse sostanze presenti negli alimenti e negli integratori, sia per specifiche esigenze, sia per tutti i periodi della vita: infanzia, età adulta della donna e dell’uomo.
«Dall’analisi del Global Burden of Disease, una raccolta di informazioni sulla salute degli abitanti di 195 Paesi condotta da più di 3500 ricercatori, si conferma la validità delle linee guida per una sana alimentazione, evidenziando un aspetto in qualche modo innovativo: promuovere l’apporto di specifici componenti favorevoli della dieta è probabilmente la strategia più efficace in termini di salute pubblica» ha spiegato Marangoni.

I botanicals

A conferma dell’interesse del nostro Paese per gli integratori in genere e in particolare per i botanicals Patrizia Restani, ordinario di Chimica degli Alimenti, dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli studi di Milano ha presentato i dati dell’indagine condotta dal Progetto PlantLIBRA: «L’importanza di questa indagine, che ha coinvolto 2400 persone in 6 Paesi europei, è che sono stati raccolti dati reali di consumo e non dati di vendita. Le tre ragioni d’uso più citate in Italia: sono funzioni digestive (19%), attività tonica-energetica (15%) e proprietà rilassanti (11,5%). Tra le prime piante più presenti negli integratori, segnalati dai consumatori Italiani, ci sono l’aloe, il finocchio, la valeriana e il ginseng».

Microbioma e probiotici

Negli ultimi anni, grazie all’avvento di nuove tecnologie in grado di analizzare batteri e altri microbi con metodi indipendenti dalla coltura, ma basati sulla caratterizzazione genetica, si è reso possibile lo studio approfondito delle comunità microbiche presenti su tutte le superfici mucose, in primis il tratto gastrointestinale, ma anche i polmoni, il tratto genitourinario e la cute.
«Un’importante caratteristica del microbioma, cioè dell’insieme dei geni del microbiota, è la grande diversità tra gli individui, caratteristica che lo distingue nettamente dal nostro patrimonio genetico tradizionalmente inteso. Il genoma umano possiede un’identità del 99,9% tra diversi individui, mentre il microbioma intestinale ha una diversità tra individui che arriva all’80-90%. Per questa caratteristica, il microbioma potrà essere molto più utile nell’ambito di una medicina personalizzata – ha dichiarato Gianluca Ianiro, gastroenterologo del Policlinico Gemelli di Roma -. Quello a cui si deve arrivare è una rivoluzione concettuale, per andare oltre la definizione di ‘probiotico’, perché le differenze genetiche tra i diversi microrganismi sono enormi».
I probiotici, secondo la definizione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, sono “organismi vivi che, somministrati in quantità adeguata, apportano un beneficio alla salute all’ospite”.
«Si tratta di un settore che si muove fra un’intensa attività di ricerca clinico-scientifica e un quadro normativo variegato a seconda delle aree geografiche – ha spiegato Lorenzo Morelli, direttore DiSTAS della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali di Piacenza -. Nel 2016 è stata pubblicata una nuova versione delle Linee guida relative alla presentazione dei dossier per l’approvazione di health claim sui probiotici concernenti il sistema immunitario, il tratto gastrointestinale e le difese contro i microrganismi patogeni».

Integrazione nei primi anni di vitae nella donna

Nello specifico dell’integrazione nell’età pediatrica «molti integratori a base di estratti vegetali e probiotici vengano impiegati nei bambini in situazioni cliniche per le quali non esistono trattamenti specifici, quali ad esempio i disturbi del sonno, le coliche gassose del lattante, la tosse, le infezioni respiratorie ricorrenti, per citare quelle più frequenti – ha spiegato Domenico Careddu, pediatra Fimp, docente presso la Scuola di specializzazione in Pediatria, Università del Piemonte Orientale di Novara -. Inoltre, esiste un ampio consenso internazionale sulla necessità di fornire per tutto il primo anno di vita una supplementazione di vitamina D a tutti i lattanti».
Mentre per quanto riguarda la donna nel corso della vita la donna affronta diverse fasi di cambiamento fisiologico particolarmente delicate, in cui è necessario prestare particolare attenzione a soddisfare le necessità nutrizionali per mantenere una condizione di benessere generale.
«Se la gravidanza e l’allattamento, necessitano spesso di supporto nutrizionale per mantenere la salute della madre e del nascituro; gli studi sugli apporti nutrizionali evidenziano, nelle donne, la carenza cronica di alcuni elementi come ferro, acido folico, calcio, magnesio e di molte vitamine, sia durante il periodo adolescenziale sia in età adulta: elementi che possono essere integrati attraverso la supplementazione» ha dichiarato Vincenzo De Leo, direttore della Scuola di specializzazione in Ginecologia e Ostetricia dell’Università degli studi di Siena.

Cuore e mente

Le malattie cardiovascolari su base aterosclerotica continuano a rappresentare nel mondo moderno una delle principali cause di invalidità e di morte.
«L’inserimento nella dieta di alimenti arricchiti in fitosteroli o di integratori a base di queste molecole può consentire di risolvere l’eccesso di rischio associato a modesti aumenti della colesterolemia LDL, uno dei principali fattori di rischio coronarico – ha dichiarato Andrea Poli, presidente di Nutrition Foundation of Italy -. Altre sostanze che inducono la riduzione della colesterolemia LDL sono il riso rosso fermentato, il beta-glucano, la berberina; differenti sono invece i meccanismi alla base degli effetti protettivi dei grassi polinsaturi della famiglia degli omega-3».
Il cervello è l’organo del corpo che invecchia più velocemente e in maniera più significativa rispetto a tutti gli altri tessuti dell’organismo: «Molti altri nutrienti essenziali sono fondamentali per una corretta fisiologia neuronale. Questi sono la maggior parte delle vitamine, e in particolare quelle del gruppo B, gli acidi grassi polinsaturi omega-3, i fosfolipidi e numerose sostanze “non nutrienti” contenute in alimenti vegetali o in piante fitoterapiche, come la curcuma, il cacao, il ginko biloba» ha spiegato Giovanni Scapagnini, docente di Nutrizione Umana dell’Università degli Studi del Molise. «Inoltre, ricordiamo che l’Efsa ha pubblicato le Linee guida per valutare l’efficacia di sostanze nutrizionali o derivate dal cibo sulle funzioni cerebrali. Sebbene tale documento non rappresenti, per stessa ammissione dell’Efsa, una guida esaustiva degli approcci per valutare in maniera attendibile il rapporto causa/effetto di una sostanza sulle funzioni cerebrali, è sicuramente un notevole passo avanti per impostare studi nutrizionali significativi in tale area»

http://www.farmacista33.it/integratori-alimentari-uso-corretto-dalleta-pediatrica-alla-terza-eta-in-una-review-scientifica/politica-e-sanita/news–50133.html

Decalogo Ministero su integratori, Integratori Italia: chiarito il loro ruolo positivo

Integratori Italia-Unione Italiana Food: bene il Decalogo sul corretto uso. Il Ministero della Salute ha chiarito il ruolo positivo degli integratori

Il Ministero della Salute ha correttamente sottolineato e chiarito il ruolo positivo degli integratori alimentari come da normativa vigente: sono alimenti che non sostituiscono una dieta sana ed equilibrata, il loro scopo è supplementare la normale dieta contribuendo al benessere dell’organismo.
Commenta così l’Associazione Integratori Italia-Unione Italiana Food la pubblicazione del “Decalogo sul corretto uso degli integratori alimentari” pubblicato dal Ministero della Salute.
“Gli integratori non sostituiscono una dieta – ribadisce l’Associazione in una nota – ma supportano le funzioni fisiologiche dell’organismo per mantenere un buono stato di salute, affiancato da un corretto stile di vita, una dieta varia ed equilibrata e un adeguato livello di attività fisica. In quanto alimenti, gli integratori devono essere sicuri per definizione e non è previsto alcun rapporto rischio-beneficio come per i farmaci. La sicurezza è un prerequisito non discutibile o derogabile in alcun modo. Il loro utilizzo e sicurezza d’uso viene garantita attraverso diversi obblighi di composizione/dosaggio e di etichettatura: le sostanze utilizzate, i dosaggi e le indicazioni in etichetta sono regolamentati e seguono norme ben precise”.

L’Associazione esprime soddisfazione per il Decalogo che “ha chiarito il ruolo positivo degli integratori alimentari come da normativa vigente”, e “testimonia l’interesse verso questo settore e si configura come strumento utile per il consumatore, per informare sul corretto utilizzo degli integratori e sulla loro sicurezza”.
«Corretto utilizzo e sicurezza sono da sempre parte della missione di Integratori Italia – sottolinea il presidente Alessandro Golinelli – attraverso numerose attività di formazione degli stakeholder e di comunicazione ai consumatori, attraverso le campagne pluriennali con l’Unione Nazionale Consumatori».

Infine, nel comunicato si ricorda come la ricerca scientifica, da diversi anni, abbia supportato il ruolo delle sostanze presenti negli integratori alimentari nel coadiuvare le funzioni fisiologiche in soggetti sani. “L’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Esfa) ha validato diverse indicazioni sulla salute relative a sostanze presenti anche negli integratori e un significativo numero di pubblicazioni di alto livello qualitativo conferma quanto i diversi componenti degli integratori – vitamine e minerali, prebiotici e probiotici, estratti vegetali e le numerose molecole biologicamente attive derivate dagli organismi animali e vegetali – svolgano effettivamente tale ruolo”.

http://www.farmacista33.it/decalogo-ministero-su-integratori-integratori-italia-chiarito-il-loro-ruolo-positivo/politica-e-sanita/news–50056.html

Golinelli (Integratori Italia): “Integratori strumento per contenere la spesa sanitaria”

Con una spesa sanitaria in continua espansione, i governi stanno cercando di attuare politiche che possano nel contempo ridurre i costi sanitari e migliorare il benessere della popolazione. La spesa sanitaria nell’Europa occidentale è stata di 1,4 trilioni di euro nel 2015 e si stima che aumenterà del 4% entro il 2020, a quasi € 1,8 trilioni all’anno.  Con un impegno, in termini di spesa sanitaria, legato a una popolazione che invecchia progressivamente, i livelli di spesa potrebbero diventare insostenibili.

Quattro patologie su dieci sono legate all’alimentazione e si verificano prima dei 70 anni, mentre il 30% dei casi di tumore e fino all’80% delle morti premature sono dovute a malattie cardiache, ictus e diabete di tipo 2. Nonostante l’aumentata longevità, gli adulti trascorrono l’ultimo quinto della loro vita con disabilità o malattia cronica. È indispensabile, quindi,  individuare nuove soluzioni per la gestione dei costi sanitari e per migliorare il benessere della popolazione. Una corretta alimentazione e uno stile di vita sano sono essenziali per il mantenimento di uno stato di salute.

Il raggiungimento dei livelli raccomandati di alcuni nutrienti quali vitamine e minerali per evitare carenze è sicuramente da perseguire. Tuttavia, in alcuni casi e in alcune fasce di popolazione, è necessario raggiungere i livelli ottimali per poter incidere sulla riduzione di alcuni fattori di rischio di malattie. Vediamo alcune simulazioni, attraverso studi realizzati da Frost&Sullivan per Food supplement europe, cui aderisce Integratori Italia, che possono fornire interessanti spunti di riflessione.

Osteoporosi, calcio e Vitamina D

L’invecchiamento della popolazione europea, e quindi l’aumento delle fratture attribuibili all’osteoporosi, aumenterà nel corso dei prossimi anni. L’educazione dei consumatori over 55 a rischio osteoporosi sui benefici dell’integrazione di calcio e vitamina D da parte delle istituzioni europee e nazionali e di medici e farmacisti, potrebbe aiutare a ridurre il rischio di fratture dovute e a ridurre i costi a carico dei servizi sanitari nazionali in Europa, oltre ad aumentare la qualità della vita di milioni di persone, un beneficio che non ha prezzo. È stato evidenziato che un più ampio utilizzo di integratori di calcio e vitamina D potrebbe generare risparmi per quasi quattro miliardi di euro l’anno in Europa in termini di costi sanitari, attraverso la riduzione delle fratture ossee dovute a osteoporosi: Frost&Sullivan, nel suo studio “Healthcare cost savings of calcium and vitamin D food supplements in the european union”, ha quantificato i costi sanitari dovuti alle fratture ossee per osteoporosi nella popolazione europea a rischio pari a 27,8 milioni di persone over 55, di cui le donne  rappresentano l’80%. Considerate le fratture che si verificano nell’Unione europea ogni anno, pari a 1,24 milioni, è stato stimato che si determinerà un costo totale legato a questi eventi pari a 132 miliardi di euro tra il 2016 e il 2020, equivalenti a 26,4 miliardi di euro per anno o circa 21 mila euro per evento. I dati evidenzierebbero che un’assunzione giornaliera di 1.000 mg di calcio e di 15 µg di vitamina D potrebbero ridurre del 15% il rischio di fratture dovute a osteoporosi negli over 55. Lo studio di simulazione di Frost&Sullivan conclude stimando che, se tutti gli individui over 55 a rischio consumassero calcio e vitamina D in queste quantità e in modo regolare, si potrebbero verificare circa 187 mila fratture in meno ogni anno con un potenziale risparmio di circa 4 miliardi di euro per anno in Europa in termini di costi sanitari evitabili.

Ipercolesterolemia e fitosteroli

L’assunzione di  1,7 g di fitosteroli al giorno da parte degli adulti europei di età superiore ai 55 anni con ipercolesterolemia grave ridurrebbe del 2,3% il rischio di ospedalizzazione dovuta a eventi cardiovascolari. Ciò comporterebbe risparmi di €26,5 miliardi nel corso di cinque anni, ovvero € 5,3 miliardi all’anno, secondo le stime dello studio Frost&Sullivan “Healthcare cost savings of phytosterol food supplements in the european union”.

L’ipercolesterolemia è dovuta alla presenza di  livelli elevati di colesterolo Ldl nel sangue ed è associata a un più alto rischio di eventi cardiovascolari. In tutta l’Unione europea vivono 31,1 milioni di persone di età superiore a 55 anni che soffrono di ipercolesterolemia grave e che hanno un rischio stimato pari al 24,3% di essere colpiti da un evento cardiovascolare con conseguente ospedalizzazione.

I fitosteroli hanno dimostrato di ridurre i livelli di colesterolo Ldl. Ci sono prove evidenti che miliardi di euro di costi associati a eventi cardiovascolari potrebbero essere risparmiati attraverso un’integrazione più diffusa tra le popolazioni target nella Ue. I ricercatori Frost & Sullivan hanno calcolato, infatti, l’onere economico legato alla gestione di eventi cardiovascolari dovuti a ipercolesterolemia in questo target di popolazione e hanno stimato un costo a carico dei servizi sanitari dell’Ue di 1,328 miliardi di euro tra il 2016 e il 2020:  266 miliardi di euro all’anno, equivalenti a 34.637 euro per ogni evento.

Rischio cardiovascolare e Omega-3

Un’assunzione regolare di integratori a base di Omega-3 nella popolazione over 55 anni può ridurre il rischio di sviluppare patologie cardiovascolari, determinando un risparmio ai sistemi sanitari europei di quasi 13 miliardi di euro l’anno, con oltre 1,3 miliardi di euro di possibile risparmio in Italia. Queste alcune delle principali evidenze dallo studio Frost&Sullivan “Healthcare cost savings of omega 3 food supplements in the European Union”.

Sulla base di pubblicazioni e dati ufficiali, i ricercatori hanno studiato i benefici economici del consumo di integratori alimentari di Omega 3 Epa+Dha fra gli individui over 55, il gruppo demografico, pari a 157,6 milioni di persone nella popolazione europea (il 31% del totale), considerato ad alto rischio di sviluppo di patologie cardiovascolari.

Complessivamente, si stima che in Unione europea, fra il 2016 e il 2020, il 24% della popolazione over 55, cioè 38,4 milioni di persone, è a rischio di evento cardiovascolare con relativa ospedalizzazione, condizione il cui costo, nei 5 anni considerati, è pari a €34.637 per evento, per un totale di €1.328 miliardi.

L’analisi indica che un consumo giornaliero più diffuso di 1.000 mg di olio di pesce con Omega-3 Epa+Dha (quantitativo difficilmente raggiungibile con la normale alimentazione) negli individui over 55 si tradurrebbe in oltre 1,5 milioni di ricoveri per eventi cardiovascolari in meno in tutta l’Ue da adesso fino al 2020, generando un risparmio totale di €64,5 miliardi, pari a €12,9 miliardi l’anno. Detraendo i costi per l’acquisto degli integratori di Omega-3, il risparmio netto ammonterebbe a circa 7,3 miliardi di euro.

In Italia, l’utilizzo di 1.000 mg di Omega-3 Epa+Dha nella popolazione over 55 si tradurrebbe in un risparmio di oltre 1,3 miliardi di euro l’anno (oltre 720 milioni di risparmio netti, detraendo i costi degli integratori di Omega-3).

Alessandro Golinelli , Presidente di Integratori Italia (Unione italiana food)

http://www.nutrientiesupplementi.it/index.php/mercato/item/594-integratori-alimentari-come-strumento-per-contenere-la-spesa-sanitaria

Integratori alimentari, un mercato che non conosce crisi

Il rapporto COOP 2019 ci ha consegnato un’Italia ancora molto in contrazione per quanto riguarda i consumi. Le famiglie continuano a ridurre il budget destinato a vacanze, viaggi, abbigliamento. Ma non risparmiamo quando si tratta di benessere. E per gli italiani benessere significa “uno stato di salute ottimale e una corretta alimentazione”. Una tendenza testimoniata dal mercato degli integratori che, anche nel biennio 2018-19, si mantiene in forte crescita. L’aumento dei consumi di integratori alimentari e la conseguente crescita del mercato risultano costanti e riguardano sia i canali distributivi “tradizionali” sia la Vendita Diretta. È quello che emerge dall’analisi congiunta condotta da Integratori Italia – Unione Italiana Food, che ha elaborato i dati di New Line Ricerche di Mercato, e AVEDISCO, Associazione Vendite Dirette Servizio Consumatori.

I dati New Line Ricerche di Mercato restituiscono la fotografia di un mercato dinamico e vivace, che comprende i canali distributivi di farmacia, parafarmacia e Grande Distribuzione Organizzata. Dal 2018 al 2019 all’interno dei punti vendita si è registrato un aumento globale superiore al 4% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, con un valore complessivo sopra i 3,2 miliardi di euro.

Secondo i dati di AVEDISCO, il settore integratori risulta in ottima salute anche sul fronte della Vendita Diretta, un canale importante che in Italia rappresenta un valore stimato sui 470 milioni di euro. Le Aziende AVEDISCO che distribuiscono integratori alimentari, sono complessivamente 18 (su un totale di 41 Aziende aderenti all’Associazione), per un totale di 200.000 Incaricati, e insieme producono un fatturato di 392 milioni di euro.

Si tratta di dati che mettono in luce un orientamento diffuso dei consumatori verso uno stile di vita improntato alla salute e al benessere e un’offerta di prodotti innovativa e sempre più ampia.

Il canale distributivo privilegiato rimane la farmacia

Il canale distributivo di riferimento continua a essere la farmacia, che da sola rappresenta oltre l’80% del valore complessivo dell’intero comparto in termini assoluti e negli ultimi 6 anni ha realizzato una crescita media di quasi il 7%. Nel passaggio tra 2018 e 2019 la farmacia risulta anche il canale in cui si è registrato il tasso di crescita più alto, pari al 4,7%, con un totale di fatturato complessivo che ammonta a 2,7 miliardi di euro. Il secondo canale è rappresentato dalla parafarmacia, il cui valore si aggira attorno ai 270 milioni di euro. Un ulteriore canale in crescita è quello della GDO, legato ai corner dei super e ipermercati, pur ridotto rispetto all’anno scorso: se nel 2018 infatti il totale delle vendite attraverso la grande distribuzione era aumentato quasi dell’8%, quest’anno si arriva a +3,9%.

Le donne: consumatrici e venditrici

Il canale della Vendita Diretta nel settore integratori risulta fortemente caratterizzato da una forte presenza femminile: tra gli Incaricati alle Vendite attivi in questo comparto il 67% sono donne. Questo dato mette in evidenza come sia l’universo femminile, nelle vendite come nei consumi, ad avere maggiore attenzione al corretto stile di vita e alla ricerca del benessere

I più venduti

Come lo scorso anno, anche nel 2019 probiotici e sali minerali risultano le due categorie di integratori più venduti in farmacia e parafarmacia; nella GDO, invece, i sali minerali si confermano gli integratori più richiesti, cresciuti dell’8,2%, mentre i probiotici si collocano in quarta posizione. La seconda categoria più acquistata nella GDO è quella dei multivitaminici e multiminerali, che nel 2018 avevano registrato un promettente +19% e quest’anno proseguono il trend di crescita, anche se con un tasso più basso, intorno al 3,8%. Tra le categorie di integratori più venduti tramite la Vendita Diretta troviamo i multivitaminici, i prodotti all’Aloe e gli integratori di Omega-3.

«I dati fotografano lo scenario di un settore in crescita e fortemente dinamico» ha commentato Alessandro Golinelli, Presidente di Integratori Italia, l’Associazione che in Confindustria rappresenta il settore. «Per proseguire e consolidare questo trend è importante che tutto il comparto sia sempre più consapevole e responsabile del proprio ruolo e per questo Integratori Italia in questi anni è stata in prima linea per migliorare e rafforzare la comunicazione sulla qualità e sul ruolo degli integratori, rivolgendosi non solo agli operatori del settore ma anche e soprattutto ai consumatori».

https://www.pharmaretail.it/mercato/integratori-alimentari-un-mercato-che-non-conosce-crisi/

Integratori, consumo in crescita del 4% (e il mercato ora vale 3,2 miliardi)

Gli italiani sono attenti alla propria salute e consumano sempre più integratori alimentari. Tanto che dal 2018 al 2019 si è registrato un aumento globale superiore al 4%, di vendita di integratori alimentari, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Nel complesso il volume di vendite ha superato i 3, 2 miliardi di euro. È quanto emerge dall’analisi congiunta condotta da integratori Italia  – Unione italiana food – che ha elaborato i dati di new line ricerche di mercato  e Avedisco, associazione vendite dirette servizio consumatori.

 Dai dati della ricerca viene fuori un mercato dinamico e vivace, che comprende i canali distributivi di farmacia, parafarmacia e grande distribuzione organizzata. Secondo i dati di Avedisco, infatti, il settore integratori risulta in ottima salute anche sul fronte della vendita diretta, un canale importante che in Italia rappresenta un valore stimato sui 470 milioni di euro. Questi dati evidenziano da un lato un’esigenza sempre più sentita di uno stile di vita improntato alla salute e al benessere, dall’altro un’offerta innovativa e di qualità, che insieme costituiscono il presupposto per il consolidamento di questo comparto.

Integratori alimentari, dove li comprano gli italiani

Il canale distributivo di riferimento continua a essere la farmacia, che da sola rappresenta oltre l’80% del valore complessivo dell’intero comparto in termini assoluti e negli ultimi sei anni ha realizzato una crescita media di quasi il 7%. Nel passaggio tra 2018 e 2019 la farmacia risulta anche il canale in cui si è registrato il tasso di crescita più alto, pari al 4,7%, con un totale di fatturato complessivo che ammonta a 2,7 miliardi di euro. Il secondo canale è rappresentato dalla parafarmacia, il cui valore si aggira attorno ai 270 milioni di euro. Il tasso di crescita più interessante è quello della Gdo, legato ai corner dei super e ipermercati: se nel 2018 il totale delle vendite attraverso la grande distribuzione era aumentato quasi dell’8%, quest’anno, invece, la crescita ha subito un leggero arresto, arrivando a +3,9%.

Integratori alimentari, la vendita diretta

Il canale della vendita diretta nel settore integratori risulta fortemente caratterizzato da una forte presenza femminile: tra gli Incaricati alle Vendite attivi in questo comparto il 67% sono donne. Questo dato mette in evidenza come sia l’universo femminile, nelle vendite come nei consumi, ad avere maggiore attenzione al corretto stile di vita e alla ricerca del benessere.

In testa probiotici e sali minerali

Come lo scorso anno, anche nel 2019 probiotici e sali minerali risultano le due categorie di integratori più venduti in farmacia e parafarmacia; nella gdo, invece, i sali minerali si confermano gli integratori più richiesti, cresciuti dell’8,2%, mentre i probiotici si collocano in quarta posizione.

La seconda categoria più acquistata nella gdo è quella dei multivitaminici e multiminerali, che nel 2018 avevano registrato un promettente +19% e quest’anno proseguono il trend di crescita, anche se con un tasso più basso, intorno al 3,8%. Tra le categorie di integratori più venduti tramite la vendita diretta troviamo i multivitaminici, i prodotti all’aloe e gli integratori di omega-3.

Un settore in costante crescita

“I dati ‘fotografano’ lo scenario di un settore in crescita e fortemente dinamico” dichiara Alessandro Golinelli, presidente di integratori Italia. “Per proseguire e consolidare questo trend è importante che tutto il comparto sia sempre più consapevole e responsabile del proprio ruolo e per questo Integratori Italia in questi anni è stata in prima linea per migliorare e rafforzare la comunicazione sulla qualità e sul ruolo degli integratori, rivolgendosi non solo agli operatori del settore ma anche e soprattutto ai consumatori”.

“In questo settore, gli Incaricati, oltre a promuovere i prodotti, rappresentano essi stessi il primo pubblico e Consumatore, informato, attento e fidelizzato” sottolinea Giovanni Paolino, presidente Avedisco, e prosegue: “In questo comparto le nostre aziende stanno compiendo passi da giganti, investendo soprattutto nella qualità dei prodotti. Tramite questo canale vi è inoltre il valore aggiunto di una consulenza personalizzata da parte dei nostri Incaricati: le nostre aziende rivolgono grande attenzione alla formazione dei loro incaricati, proprio per permettere loro di soddisfare le esigenze di tutti i consumatori, al giorno d’oggi più che mai informati e consapevoli.”

Integratori alimentari, parte la campagna per la corretta informazione sul web

Produttori e consumatori si uniscono nel contrasto alle fake news

L’utilizzo di integratori alimentari è in continua crescita in Italia. Di pari passo cresce la richiesta di informazioni dei pazienti che, con frequenza sempre maggiore le cercano sul web e le verificano con il medico di famiglia e il farmacista.

Da questo scenario parte la campagna nazionale di comunicazione “La sfida dell’informazione corretta nell’era digitale”, promossa dall’Unione Nazionale Consumatori (UNC) con il supporto di Integratori Italia – Unione Italiana Food. L’obiettivo è quello di offrire contenuti affidabili e scientificamente corretti, in contrasto alle informazioni parziali o del tutto infondate che spesso si trovano in rete.

A Milano, alla presentazione della campagna, Massimiliano Dona, presidente dell’UNC  ha ricordato che la collaborazione con Integratori Italia ha portato l’anno scorso alla realizzazione della guida “L’uso corretto degli integratori“, che si affianca alla APP Integratori Alimentari, scaricabile sia dal sito di UNC che dai principali APP store.

La nuova campagna si basa su una serie videografiche che saranno condivise attraverso i canali social e gli altri strumenti di comunicazione di UNC. I video saranno rilanciati anche attraverso il sito www.integratoriebenessere.it e la pagina Facebook Integratori e Benessere. I video partono dalle domande più frequenti sugli integratori, come la distinzione tra integratore e farmaco, la corretta lettura delle etichette, la sicurezza dell’acquisto degli integratori su internet: le risposte vengono poi fornite dalla guida.

“L’UNC – spiega Dona – accetta la sfida della corretta informazione nell’era digitale per fornire ai consumatori gli strumenti per riconoscere le fake news (soprattutto nel settore della salute) e scegliere in modo consapevole, consigliando di rivolgersi a professionisti e acquistare su canali affidabili.”

“Integratori Italia da anni è fortemente impegnata a promuovere la conoscenza e il corretto utilizzo degli integratori, elevare la qualità dei prodotti e favorire lo sviluppo di questo settore in Italia. – dichiara Anna Paonessa, responsabile di Integratori Italia – Per dare applicazione alla nostra missione abbiamo adottato un Codice deontologico al quale le aziende devono aderire per poter far parte dell’associazione. Il Codice aiuta le aziende a rapportarsi e a comunicare in modo corretto ai professionisti della salute e ai consumatori. Per elevare la qualità dei prodotti sul mercato la nostra associazione ha invece adottato delle Linea guida sulla qualità, che coprono l’intero ciclo produttivo e di controllo della qualità. Infine tutta la comunicazione che promuoviamo sugli integratori si ispira ai principi HON (Health On Net) che prevede informazioni verificate e basate su evidenze scientifiche.”

Integratori e grandi sfide della sanità

Sono sempre di più gli italiani che fanno uso di integratori alimentari e che sono interessati ad avere informazioni su questi prodotti.

Simone Nucci, direttore commerciale della società di ricerche Newline, sottolinea: “I dati di mercato confermano la centralità degli integratori nella ricerca di benessere e nella prevenzione di patologie minori. Un comparto che sviluppa quasi 3,5 miliardi di fatturato e che nel canale di adozione, la farmacia, ha realizzato negli ultimi 6 anni una crescita media di quasi il 7%.”

Il successo degli integratori viene attribuito alla maggiore attenzione verso la salute in generale e l’alimentazione in particolare. Le indagini ci dicono che nel nostro Paese, a differenza ad esempio degli Usa, chi utilizza gli integratori, nella grande maggioranza dei casi, chiede il parere del medico o del farmacista.

Il medico si trova, quindi, sempre più spesso a rispondere alle domande dei pazienti su sicurezza ed efficacia degli integratori.

“Oggi possiamo rispondere sulla base di evidenze scientifiche – ha sottolineato Giovanni Scapagnini vice presidente della SINUT (Società Italiana di Nutraceutica) – la ricerca scientifica sta investendo sempre più nel realizzare studi di grandi dimensioni per dimostrare l’efficacia e soprattutto ottimizzare l’utilizzo di alcune sostanze nutraceutiche come integratori in grado di ridurre fattori di rischio di invecchiamento patologico.”

Scapagnini ha anche ricordato come l’integrazione alimentare possa avere un ruolo di primo piano nella politica di prevenzione delle malattie croniche e dell’invecchiamento, che sono la grande sfida, non solo sanitaria, per le società sviluppate nei prossimi anni.

https://medicoepaziente.it/2019/integratori-alimentari-parte-la-campagna-per-la-corretta-informazione-sul-web/

Integratori con probiotici, dati vendite confermano vivacità del mercato e benefici

Prosegue il trend in crescita del mercato degli integratori con probiotici: da gennaio 2018 al 2019 si è registrato un aumento del 3,7% del valore di vendita al pubblico in farmacia, con il primato della Lombardia nei consumi (seguono lazio e Veneto). A dirlo sono i dati forniti da New Line Ricerche di Mercato, analizzati e presentati da Integratori Italia, parte di Unione Italiana Food.

Come emerso durante l’ultima assemblea di Integratori Italia, i cui dati sono stati riportati da una nota ufficiale, l’Italia ha registrato un andamento positivo nelle vendite di alimenti probiotici (yogurt e latte fermentato) e integratori, a differenza di Paesi come Germania, Francia e Spagna, dove la situazione è in calo dal 2014. Causa di ciò sarebbe “la mancanza di un approccio armonizzato del quadro regolamentare europeo”, che porta conseguenze negative per il mercato Ue, al terzo posto nella classifica mondiale. Situazione differente nel Nord America, nell’America Latina e in Asia dove, gli incrementi a doppia cifra nelle vendite, testimoniano il crescente interesse verso questa categoria di alimenti. A spiegare la situazione è Rosanna Pecere, Direttore Esecutivo dell’International Probiotics Association (Ipa): «Occorre ripensare l’attuale politica della Commissione europea per i probiotici, in quanto non consente di adottare un approccio condiviso tra i Paesi UE per l’impiego del termine probiotico per definire una categoria di alimenti ed integratori. L’Italia è all’avanguardia rispetto agli altri Paesi europei, in quanto l’impiego del termine è regolato da Linee Guida nazionali già dal 2005, che definiscono condizioni chiare per consentire l’impiego del termine “probiotico”». La definizione fornita dal Ministero è appunto “microrganismi che si dimostrano in grado, una volta ingeriti in adeguate quantità, di esercitare funzioni benefiche per l’organismo”, in linea con quella fornita dalla Fao/Oms nel 2001.

«E’ evidente che l’attuale livello d’incertezza sull’impiego del termine “probiotico” nell’UE sta avendo un impatto negativo sul mercato e sugli stessi consumatori, che sono privati delle informazioni necessarie che consentirebbero di fare scelte consapevoli».

Ad oggi, le principali evidenze su cui concorda il giudizio scientifico identificano la capacità di: influenzare la composizione del microbiota e contribuire in modo significativo alla salute e al benessere dell’ospite; regolarizzare l’alvo e ridurre il discomfort intestinale; avere effetti antagonisti nei confronti dei patogeni intestinali; fornire un globale miglioramento dei disordini funzionali intestinali (gonfiore, fastidio addominale, ecc.) nei bambini; ridurre la durata e/o la gravità di patologie virali stagionali; possano ridurre l’incidenza, o alcuni aspetti dermatologici, delle patologie allergiche nel bambino.

http://www.farmacista33.it/integratori-con-probiotici-dati-vendite-confermano-vivacita-del-mercato-e-benefici/pianeta-farmaco/news–47494.html

«La vitamina D solo per chi ne ha bisogno»

SIOMMMS: «Sono in arrivo le linee guida per precisare i livelli necessari ai pazienti»

Problemi di osteoporosi? Basta godere della luce solare per aiutare il nostro corpo a sintetizzare la vitamina D che, agendo sul metabolismo osseo, aumentando il livello di calcio plasmatico, contribuisce a prevenire danni ossei. Bastasse così poco. È opinione comune che, a livello globale, la popolazione, senza distinzione di età, soffra di carenza di vitamina D; da qui, si è diffusa anche la «necessità» di monitorarne la presenza attraverso un prelievo ematico ed, eventualmente, intervenire attraverso una supplementazione. Costo a parte, è davvero necessaria l’integrazione o è solo una moda?

Si crede anche che la vitamina D sia una sorta di panacea per prevenire e curare condizioni patologiche come il diabete, le malattie della cute e anche quelle polmonari, disturbi che nulla hanno a che vedere con il metabolismo dell’osso. Come spiega Francesco Bertoldo, professore in Medicina Interna nel Dipartimento di Medicina Interna dell’Università di Verona, «non esiste un’evidenza scientifica tale da consentire la prescrizione di supplementi di vitamina D per curare o prevenire condizioni diverse dal metabolismo osseo e fosfo-calcico. Inoltre, al di là dell’indicazione sull’utilizzo dei supplementi, sembra banale, solo chi ne ha realmente bisogno può beneficiare dell’integrazione». È necessaria, in altre parole, «un’appropriatezza nella supplementazione». Medesima logica per la gestione dei test ematici. «È inutile promuovere a tappeto i test di laboratorio per evidenziare i livelli circolanti di vitamina D. Questi hanno un’utilità solo in alcune condizioni, tenendo conto anche dei consistenti limiti tecnici dei dosaggi stessi».

Il dibattito attorno all’impatto economico sul bilancio della spesa sanitaria, legato alla carenza di vitamina D e alla sua integrazione, è motivo di discussione tra le società scientifiche, deputate a offrire un indirizzo, ma anche tra le Agenzie Regolatorie e le Regioni. Basandosi sull’evidenza scientifica, la SIOMMMS, la Società Italiana dell’Osteoporosi delle Malattie del Metabolismo Minerale e dello Scheletro, ha presentato, al congresso nazionale di ottobre, le nuove linee guida sul management dell’ipovitaminosi D elaborate da un team di esperti nazionali, coordinati dal prof. Bertoldo e dal dott. Falchetti.

«Anzitutto – spiega il prof. Bertoldo – saranno precisati i livelli di vitamina D da considerarsi sufficienti nella popolazione generale e quelli necessari a pazienti con malattie metaboliche dell’osso, come l’osteoporosi; sarà indicato in quali casi sia utile misurare i livelli circolanti di vitamina D, e saranno precisate le dosi e gli schemi necessari a ottimizzarne i livelli in chi ne ha realmente bisogno».

http://www.ilgiornale.it/news/salute/vitamina-d-solo-chi-ne-ha-bisogno-1636305.html